Welfare culturale: che cos’è?

L’espressione Welfare culturale indica un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale. Il Welfare culturale si fonda sul riconoscimento, sancito anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative, come fattore:

  • di promozione della salute […];
  • di benessere soggettivo e di soddisfazione per la vita […] e potenziamento delle risorse (empowerment) e della capacità di apprendimento;
  • di contrasto alle disuguaglianze di salute e di coesione sociale […];
  • di invecchiamento attivo […];
  • di inclusione e di empowerment per persone con disabilità anche gravi e per persone in condizioni di marginalizzazione o svantaggio […]
  • complementare di percorsi terapeutici tradizionali;
  • di supporto alla relazione medico-paziente, attraverso le medical humanities e la trasformazione fisica dei luoghi di cura;
  • di supporto alla relazione di cura, anche e soprattutto per i carer non professionali;
  • mitigante e ritardante per alcune condizioni degenerative, come demenze e il morbo di Parkinson.

A. Cicerchia, Al. Rossi Ghiglione, C. Seia, Welfare culturale, Treccani, Roma, 2020. Definizione integrale

Soprattutto nei Paesi scandinavi e nel Regno Unito è un concetto che viene sperimentato e implementato da circa 30 anni. A livello internazionale, infatti, da più parti si sollecita l’intervento dei policy makers per garantire sempre più condizioni di benessere e di salute e, quindi, una migliore qualità della vita per tutti i cittadini, anche per coloro in condizioni di fragilità e vulnerabilità sociale.

Tale impegno rientra sia negli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare nei Goals n.3Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” e n. 11Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, sia nelle linee di azione suggerite dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità.

In tale contesto alla cultura è riconosciuto un ruolo fondamentale, provato a livello scientifico: quello di essere tra i determinanti individuali e sociali della salute.

Attraverso la pubblicazione di un censimento di oltre 3000 tra studi e 900 ricerche intitolato “What is the evidence of the role of the arts in improving health and well-being?”, nel 2019 l’OMS ha confermato il ruolo primario delle arti e della cultura nella prevenzione, nel trattamento e nella gestione di patologie e nella promozione della salute.

Nella stessa pubblicazione, l’OMS ritiene che l’intervento dei policy makers sui territori dovrebbe prevedere, da un lato la promozione di una maggior conoscenza e consapevolezza degli impatti dell’arte e della cultura sulla salute e l’impegno per incrementare la partecipazione culturale, e dall’altro azioni mirate a favorire la sistematizzazione di processi che conducano a stabilizzare la collaborazione con i sistemi socio-sanitario ed educativi, anche integrando e co-finanziando rispettivi programmi di policy e di azione.

Tanto premesso, è evidente che il potenziamento del contributo trasversale dell’arte e della cultura al benessere dei cittadini, ma anche alla gestione delle sfide sociali, sia oggi ancora più decisivo nell’attuale situazione emergenziale legata alla pandemia da Covid-19 e alle conseguenze che già dopo pochi mesi si registrano sulla popolazione di ogni età e classe sociale.

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